giovedì 29 febbraio 2024

Ve lo do io l'Inferno: e se Dante fosse stato livornese?

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2024

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita…

    Prova a canticchiare i versi introduttivi del Carme per antonomasia sull’aria di uno stornellino toscano e vedrai che il carattere sinistro della terzina più famosa al mondo cambierà radicalmente il tuo approccio all’Inferno Dantesco.

Perché proprio Dante e perché proprio l’Inferno? Beh, Dante perché se lo merita! È il più grande poeta al mondo e di tutti i tempi! Se la lingua italiana è quella che è, il merito è tutto suo. Perfino Alessandro Manzoni ha fatto una capatina dalle nostre parti non limitandosi a “sciacquare i panni in Arno” ma rivedendo, dal punto di vista estetico e linguistico, l’intera stesura del proprio capolavoro, “I promessi sposi”, per l’appunto.

E poi l’Inferno: delle tre cantiche, è senza ombra di dubbio, la più varia, articolata, misteriosa, intrigante, terrificante se non addirittura, lasciamelo dire, di-ver-ten-te.

            Ecco che, dallo stornellino introduttivo di cui si parlava poco sopra, il libro si dipana su un aspo già ampiamente noto tuttavia con un’identità propria.

            Inizieremo analizzando lo strano rapporto che legava Dante, ipocoristico di Durante, di Alighiero degli Alighieri, alla signora Beatrice Portinari, da me confidenzialmente ribattezzata la Bice, che si troverà ad affrontare la rivale in amore, per l’appunto la Gemma, al mercatino del venerdì, in un alterco alla fine del quale quello che ci rimette è proprio lui, Dante, l’oggetto della contesa.

            E da lì, dopo aver affrontato le tre belve ed incontrato un gruppetto di signore toscane di facili costumi che stazionano sul limitare della Selva Oscura in abbigliamento ai limiti della decenza, descritte sulla famosa aria di Narciso Parigi, oltrepasseremo la porta degli inferi in compagnia del fido vate mantovano armato di GPS.

            Ci districheremo nei meandri del cono infernale e ce ne sarà per i cugini pisani, per gli altri cugini, i lucchesi, per i politici, per i violenti, i truffatori, i traditori, gli amanti, i golosi e tanti altri peccatori.

            A proposito di golosi, una mia creazione rap mi consente di spie-gare quanto io sia goloso di un dolcetto tipico toscano al quale si attribuiscono nomi diversi a seconda della località in cui viene prodotto: a Lucca è il famoso Buccellato, in un forno del senese ho visto che lo chiamano Coccodrillo mentre a Livorno… beh, per sapere come lo chiamiamo a Livorno, è necessario avere pazienza fino capitolo dedicato. Perfino il gesto irriverente di Barbariccia troverà insperata gloria.

            E Lucifero? Lucifero è al centro del Cocito dai tempi dei tempi ed agita le proprie enormi ali adirato come non mai… e vorrei vedere te al suo posto condannato per l‘eternità all’immobilità quasi assoluta. Dai suoi piedi, dice Dante, ma secondo me un po’ più insù, diciamo… in mezzo alla radice delle cosce, si diparte la natural burella, che i due visitatori affronteranno in preda alla smania di lasciare il cono maledetto. Bene, sarà proprio Lucifero il risolutore della nostra vicenda agevolando, con un colpo di… (diciamo) coda da maestro, la fuoriuscita della nostra coppia di eroi rimasti incastrati in una strozzatura dell’angusto passaggio.

            Le quartine finali, sulla falsariga di quelle iniziali, ci condurranno sulla spiaggia ai piedi della montagna del Purgatorio…

E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE

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